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Case green dal 2030, ecco cosa prevede la direttiva

Ilaria Bresciani
Case green dal 2030, ecco cosa prevede la direttiva


Le recenti direttive dell'Unione Europea mirano a fronteggiare con urgenza la necessità di promuovere lo sviluppo sostenibile e di transitare verso un'economia energetica più ecologica. Concentrandosi sull'implementazione delle Comunità Energetiche come parte integrante della direttiva RED II, queste direttive sostengono ulteriormente il percorso in corso, promuovendo la produzione, la condivisione e il consumo di energia a livello locale con l'obiettivo di rendere il settore energetico più sostenibile e decentralizzato, rivoluzionando l'approccio all'uso dell'energia negli edifici. La loro inclusione come parte integrante della direttiva RED II rappresenta un passo avanti significativo, indicando una chiara volontà di promuovere pratiche energetiche più responsabili e innovative a livello comunitario.

Parallelamente, le nuove direttive sull'efficienza energetica degli edifici e sulle abitazioni a zero emissioni sono un pilastro chiave dell'agenda dell'Unione Europea, evidenziando l'impegno crescente contro la crisi climatica. Il recente via libera del Parlamento europeo a una direttiva rivista segna un passo importante verso un futuro più sostenibile, con potenziali miglioramenti significativi nella qualità dell'aria e una notevole riduzione delle emissioni di gas serra nell'ambiente costruito.

Cosa prevede la Direttiva case green
La Direttiva case green stabilisce obiettivi ambiziosi per ridurre le emissioni di carbonio degli edifici pubblici e privati, incoraggiando l'adozione di tecnologie più pulite, come i pannelli solari e i sistemi di riscaldamento alimentati da fonti rinnovabili. Le principali novità includono:
  • EDIFICI NUOVI: La direttiva mira a ottenere un parco edilizio ad emissioni zero entro il 2050. Per questo motivo tutti i nuovi edifici dovranno essere progettati per raggiungere zero emissioni entro il 2030, con una scadenza anticipata al 2028 per le costruzioni di proprietà pubblica. 
  • RIQUALIFICAZIONI: Per ridurre i consumi energetici e raggiungere l’obiettivo di un patrimonio edilizio climaticamente neutro entro il 2050, la nuova direttiva non prevede più requisiti di ristrutturazione basati su classi energetiche armonizzate a livello UE, ma si concentra su medie di riferimento per ciascuno Stato sull'intero patrimonio edilizio. Gli obiettivi di riduzione del consumo energetico medio per gli edifici residenziali sono ambiziosi:
  • almeno del 16% entro il 2030;
  • almeno del 20-22% entro il 2035. 

La ristrutturazione del 43% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori dovrà contribuire al 55% di questo calo.

In base alle prime analisi, tra i circa 12 milioni di edifici residenziali in Italia, si stima che circa 5 milioni, caratterizzati da prestazioni scadenti, saranno trattati come prioritari.

  • TECNOLOGIA SOLARE: Una delle misure chiave è l'obbligo di installare pannelli solari sui nuovi edifici pubblici e non residenziali, con scadenze progressive dal 2026 al 2030. Anche gli edifici residenziali dovranno adottare tali tecnologie, ma saranno i singoli Paesi membri a definire gli standard di rendimento energetico minimo e le strategie di intervento.
  • STOP AL COMBUSTIBILE FOSSILE: Per quanto riguarda la fine dell'uso dei combustibili fossili, l'obiettivo è chiaro: entro il 2040, occorre eliminare gradualmente gli impianti che li utilizzano. Già dal 2025, gli incentivi per tali impianti saranno interrotti, incoraggiando invece l'uso di fonti energetiche rinnovabili per il riscaldamento e il raffreddamento degli edifici.

Gli Stati membri avranno alcune eccezioni, come esenzioni per edifici storici o luoghi di culto, bilanciando la conservazione con l'efficienza energetica.

La redazione di queste nuove regole richiederà un notevole investimento, valutato dalla Commissione Europea a 275 miliardi di euro all'anno entro il 2030, incrementando gli investimenti annui di 152 miliardi di euro rispetto al livello attuale. Sebbene non siano stati stanziati finanziamenti specifici, i Paesi potranno accedere ai fondi dell'Unione Europea per supportare tali interventi, in particolare al Fondo sociale per il clima, al Recovery fund e ai Fondi di sviluppo regionale.

Questa revisione si fonda sul principio che gli edifici rappresentano una parte significativa del consumo energetico dell'Unione Europea e delle relative emissioni di gas serra. Sfruttando anche le misure di ristrutturazione già in atto dal 2020, l'obiettivo è trasformare il settore edilizio in un motore per l'efficienza energetica e la sostenibilità ambientale.

Prima che queste nuove norme diventino legge, i governi nazionali dovranno ratificarle e pubblicarle ufficialmente, garantendo uniformità in tutta l'Unione Europea. Inoltre, i Paesi membri avranno due anni per presentare i loro piani dettagliati a Bruxelles, illustrando come intendono raggiungere gli obiettivi di efficienza energetica. Ciò favorirà una maggiore cooperazione tra i paesi e una migliore gestione complessiva del cambiamento.

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